Di Ritorno Sulla via del ritorno, mi sono trovato in una configurazione a quattro posti con Miguel, un tipo alto con un tatuaggio astratto sulle braccia ben allenate e Simonetta, una donna più anziana che si è messa a cercare nella borsa nel deposito sopraelevato per trovare un utensile per scrivere o il caricatore del suo telefono, rimettendola a posto tre volte prima di sistemarsi definitivamente. Miguel era un ingegnere e Simonetta una professoressa di filosofia delle scuole superiori. Ci siamo scambiati alcuni sorrisi, ma la conversazione è iniziata veramente circa un’ora prima dell’arrivo, quando Simonetta non è riuscita ad aprire la piccola bottiglia d'acqua proposta dal Frecciarossa e ha chiesto aiuto al possente Miguel. Dico possente pensando a una serie TV che guardavo da bambino, in cui Ercole non era solo il semidio eroico di fantastiche prove di forza, ma anche un tipo vanitoso che gettava indietro i suoi lunghi capelli fluenti con un movimento della mano e parlava della forma delle sue braccia e dei disegni su di esse. Lei voleva sapere di più su di lui, così gli chiese l'origine dei tatuaggi. Non ho idea del perché abbia detto che un motivo astratto, scelto perché una ragazza che amava una volta li aveva e lui è un grande fan del Rinascimento, abbia qualcosa a che vedere con quell’epoca, soprattutto perché c'era anche un mandala induista e la testa del Buddha intrecciati, ma è quello che ha detto. Lei era molto razionale, pensieri calmi, domande socratiche ben dirette, molto diversa dal comportamento un po’ confusionario che aveva quando si era seduta. A un certo punto entrambi hanno espresso un interesse per la scienza e l'ingegneria, Miguel come ingegnere stesso e Simonetta da una prospettiva filosofica, quindi ho portato alla loro attenzione il lavoro di Carl von Weizsäcker. Con Simonetta, ci siamo scambiati un paio di titoli di libri e concetti come la Filosofia per Bambini o "La Strada" di Cormac McCarthy e mi sarebbe piaciuto scambiarci i numeri di telefono perché sembrava avere una filosofia d'insegnamento appassionata come la mia amica R. Ma sarebbe stato scortese chiedere solo il suo e non volevo davvero quello di Miguel, poiché passava da un argomento all'altro come una nuvola di fumo di marijuana, de tête à l'âne come si dice qui, e sempre a spazzolare i suoi capelli come se la sua vita dipendesse da questo. È stata comunque una bella conversazione, alla fine ho suggerito a Simonetta di andare alla Closerie des Lilas, dato che ha detto di voler vedere la famosa scuola dei filosofi di Port Royal. A Lione incontravo A per pranzo, sono arrivato giusto in tempo per il piatto principale e non so nemmeno perché, visto che facevo fatica a tenere gli occhi aperti dopo solo 2 ore di sonno.